Cos’hanno in comune Alice di Lewis Carroll e James Bond di Ian Fleming?…
- Cristian Scalambra
- 20 ago
- Tempo di lettura: 2 min

Quando l'opera di un talento visionario incontra il genio di uno dei più grandi maestri del Surrealismo, il risultato non può che essere stupefacente. E’ ciò che accadde nel 1969, anno in cui la Maecenas Press-Random House di New York pubblicò il capolavoro di Lewis Carroll, “Alice in Wonderland”, corredato dalle illustrazioni di Salvador Dalì.
Un disegno in acquaforte per il frontespizio e 12 eliografie, una per ciascuno dei 12 capitoli del libro.
Nelle illustrazioni risaltano i tratti e i colori tipici del famoso pittore e il suo inconfondibile stile
si coniuga alla perfezione con un romanzo talmente bizzarro, a volte assurdo e talvolta
paradossale colmo com’è di nonsense, tanto da essere universalmente considerato uno dei
tentativi più riusciti in questo genere letterario.
Le magnifiche illustrazioni accompagnano le atmosfere sognanti del romanzo, dando vita alla
vulcanica immaginazione di Lewis Carroll e alle strabilianti avventure della sua piccola
protagonista tanto amata dal pittore surrealista (che ne realizzò anche una scultura in bronzo).

Non è un caso che il volume di Dalì sia molto ambito dai collezionisti, raggiungendo quotazioni di decine di migliaia di dollari, la qualcosa lo pone fuori dalla portata dei più.
Al fascino dell’artista non rimase indifferente nemmeno il produttore Albert R. Broccoli; infatti la leggenda vuole che durante la preparazione degli oggetti di scena per il film di James Bond
“ Live and Let Die” con Roger Moore, venne commissionato a Dalì un mazzo personalizzato di tarocchi che avrebbe dovuto essere utilizzato da “Solitaire” (Jane Seymour), la protagonista
femminile, per predire il futuro a Bond durante una seduta di cartomanzia, lettura che verrà in
seguito pilotata da 007 per sedurre la bella cartomante facendole scegliere la carta degli amanti da un mazzo truccato.

Ispirato dalla moglie Gala, che condivideva il suo interesse per il misticismo, Dalì si mise al
lavoro con entusiasmo, per poi proseguire da solo nel progetto, quando l’accordo contrattuale
fallì, a causa del compenso stellare chiesto dall’artista. L’opera fu poi pubblicata nel 1984, in
un’edizione artistica a tiratura limitata che diventò sold out in men che non si dica.

Dalì fu il primo pittore a realizzare un intero set di carte, trasformando il gioco dei tarocchi in
un caleidoscopio di colori. Osservando le carte attentamente è possibile riconoscere riferimenti
alle opere più importanti della storia dell’arte, nonché ritratti inerenti la sfera affettiva
dell’autore. La moglie Gala è rappresentata nell’ “Imperatrice”, mentre Dalì si ritrae nella carta
del “Mago”, prima ad apparire fra gli arcani maggiori; ad accompagnarlo è uno dei simboli della sua pittura, l’orologio liquefatto di “La persistenza della memoria”.

Per le riprese del film, dopo il “licenziamento” di Dalì, fu utilizzato un mazzo di tarocchi
disegnato da Fergus Hall con il logo 007 sul retro delle carte, chiamato “I Tarocchi delle
streghe”. Il design non ottenne il consenso dei lettori di tarocchi che lo definirono ridicolo e
kitsch. All’uscita del film venne distribuita un’edizione commemorativa in una speciale scatola con richiami all’agente segreto











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